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Rinite allergica (raffreddore da fieno)

La rinite cronica, e in particolare la rinite allergica, rappresenta una patologia di frequente riscontro. Rinite è una parola composta da rino che significa naso , e dal suffisso -ite- che significa infiammazione; la rinite allergica è perciò un'infiammazione provocata dalla reazione della mucosa del naso a determinate sostanze. Nei soli Stati Uniti sono oltre 50 milioni gli individui che soffrono di rinite allergica, rappresentando così la più comune patologia cronica dell'adulto e del bambino. La prevalenza, cioè la frequenza totale della popolazione mondiale affetta da rinite allergica, è superiore al 10%. Il trattamento adeguato può evitare l'insorgenza a lungo termine di complicanze invalidanti.

Meccanismo d'azione:

Non è sempre facile distinguere la rinite allergica dalla rinite infettiva causata da batteri o virus, soprattutto in età infantile dove le manifestazioni allergiche sono mascherate dalle ripetute infezioni virali. Solitamente il bambino allergico inizia a sensibilizzarsi nei confronti degli allergeni respiratori attorno ai 2 anni. Si deve sospettare la natura allergica quando la comparsa dei sintomi non consegue ad infezioni delle vie aeree, se compaiono in primavera ed estate, se le recidive sono superiori ai 5 eventi all'anno, se si identificano ritmi cronologici che dipendono dall'allergene in causa. Il sintomo più caratteristico è la "starnutazione a salve e ripetuta".
 
L'insorgenza è più comune nell'adolescenza, ma può comparire a qualsiasi età. La rinite allergica è una sindrome relativamente rara prima dell'età scolare e la sua comparsa precoce è da collegarsi ad una pollinosi o febbre da fieno, termine con cui comunemente si indica la rinite allergica acuta, stagionale, causata dall'inalazione di pollini. I ragazzi che soffrono di pollinosi hanno spesso congiuntivite per un paio d'anni prima di sviluppare la vera rinite allergica, manifestando il caratteristico corteo di sintomi. Si deve considerare inoltre la notevole variabilità geografica circa i tempi e le modalità di esposizione al polline tra una zona e l'altra.

La "pollinosi primaverile" è dovuta a pollini di alberi, quali ad esempio la quercia, l'olmo, l'ontano, l'acero, la betulla, il pioppo nero . L'esposizione ai pollini in primavera è di breve durata per alcune specie: mentre alcuni pollini pesanti non sono portati dal vento molto lontano, i pollini più leggeri dispersi dal vento cominciano ad essere disseminati non prima di agosto e continuano fino alle prime gelate d'autunno.

La "pollinosi estiva" è dovuta pollini di erbe, quali ad esempio gramigna, capriola, codolina, erba primaverile dolce, frutteti, e a pollini di erbe selvatiche come l'acetosella e la piantaggine.

La "pollinosi autunnale" è dovuta a pollini di erbe selvatiche come l'ambrosia.

Talvolta la febbre da fieno è dovuta a spore fungine trasportate nell'aria. Le riniti allergiche da muffe rappresentano un problema di difficile soluzione in quanto vengono trasportate a grande altezze e causano allergia per tutto l'anno. L'esposizione è più intensa nei luoghi umidi, vicino ai letti dei fiumi ed in zone per lo più caldo-umide. Nei soggetti con rinite allergica perenne i sintomi durano tutto l'anno e gli antigeni responsabili non sono sempre individuabili anche se di solito si tratta di piume, acari, forfore, peli di animali e muffe.

Sintomi

La manifestazione clinica comprende comunemente:

starnuti, il sintomo più caratteristico: il paziente può lamentare una rapida successione di numerosi starnuti; si può avere conseguente lacrimazione e chiusura delle palpebre per attivazione del riflesso naso-lacrimale. È accompagnata da senso di prurito al naso.congiuntivite, cioè infiammazione dell'occhio caratterizzata da bruciore e lacrimazione, accompagnata nei casi più gravi da dolore agli stimoli luminosi (fotofobia).rinorrea acquosa, cioè fuoriuscita di liquido dal naso e prurito nasale; tale disturbo può provocare irritazione della cute del naso e del labbro superiore.ostruzione nasale, questo disturbo è inizialmente intermittente o più accentuato la sera e la notte ed in seguito può comportare complicanze a livello dei seni paranasali con cefalea, o delle tube di Eustachio dell'orecchio e conseguente otalgia (dolore all'orecchio) e difetti dell'udito.cefaleatosse notturna presente nei bambini senza una chiara correlazione ad una patologia infettiva.

Meno frequentemente può interessare anche la faringe. La continua congestione nasale può determinare compromissione dell'olfatto e del gusto. La comparsa dei sintomi dipende dall'allergene coinvolto. Così, nel caso dei pollini, la comparsa dei sintomi coincide con l'impollinazione della pianta responsabile. Diverso è il caso in cui l'allergene è sempre presente come la polvere di casa: in questo caso il disturbo è perenne.

Diagnosi

Anamnesi ed esame obbiettivo
Test cutanei. Si utilizzano miscele di estratti di pollini; i pollini individuali non vengono quasi mai testati dato l'elevato grado di reattività crociata
Eosinofilia nelle secrezioni

La presenza di sintomi nel periodo invernale indica una forma allergica a forfore animali o all'acaro della polvere. La presenza di fattori precipitanti come la presenza di erba appena tagliata indirizza la diagnosi verso pollini o muffe. Una sintomatologia correlata ad attività agricola suggerisce allergia a funghi.

Complicanze

Compaiono nelle forme perenni:

Asma bronchiale
Sinusite cronica; la frequenza di questa complicanza è tale da giustificare il termine "rinosinusite"e da utilizzarlo sempre nel caso di rinite cronica
Otite media sierosa
Difetti dell'udito
Poliposi nasale; nei soggetti allergici la recidiva postoperatoria ha una frequenza doppia rispetto alla popolazione non allergica
Alterato dello sviluppo del massiccio facciale, di particolare rilevanza nel bambino

Terapia

Prevenire l'esposizione agli allergeni è il cardine della terapia, tuttavia una completa prevenzione è impossibile, soprattutto per i pollini trasportati nell'aria. È comunque di fondamentale importanza attuare misure preventive associate ad un'accurata bonifica igienico-ambientale: tenere le finestre chiuse nei periodi a rischio, cambiare e pulire i filtri del riscaldamento e del condizionamento d'aria, evitare ambienti polverosi. Le misure profilattiche nei confronti delle muffe prevedono la riduzione dell'umidità all'interno dell'abitazione, la disinfezione con cloro delle zone infette e l'allontanamento degli oggetti contaminati quali tappeti o oggetti di legno. Si deve evitare il contatto con animali domestici quando l'allergene è costituito dalle forfore animali, mentre per quanto riguarda il fumo di tabacco è impossibile evitarne l'esposizione.

L'impiego adeguato e tempestivo dei farmaci ha lo scopo di contrastare il carattere cronico della flogosi della mucosa nasale. Lo stato infiammatorio protratto nel tempo provoca infatti una condizione di iperreattività nasale e conseguente comparsa dei sintomi classici della rinite, scatenati però da una serie di stimoli, diversi dagli allergeni inizialmente responsabili. Ciò spiega il virare del quadro clinico, inizialmente stagionale, ad una forma perenne.

Cortisonici ed antistaminici.
Sodiocromoglicato: la somministrazione endonasale può essere di aiuto, ma per avere piena efficacia deve essere iniziata prima della stagione a rischio.
L'immunoterapia specifica, o iposensibilizzazione specifica: consiste nella somministrazione per via sottocutanea di estratti allergenici specifici a dosi scalari, progressivamente crescenti, al fine di ottenere una riduzione delle manifestazioni cliniche. Si è dimostrata particolarmente efficace nelle riniti stagionali soprattutto da pollini, erbe e graminacee. L'immunoterapia delle riniti allergiche da muffe con Cladosporium e Alternaria ha dimostrato una certa efficacia. La durata del trattamento può essere di qualche anno, seguita da un nuovo ciclo solo in caso di recidiva. L'immunoterapia specifica può essere iniziata a qualsiasi età. Si preferisce comunque trattare gli adolescenti, qualora sia impossibile evitare l'esposizione all'allergene. Questa tecnica presenta il rischio di reazioni agli estratti allergenici somministrati, perciò deve essere eseguita da personale medico e il paziente deve essere controllato per almeno mezz'ora successivamente all'inoculazione. Pur essendo una pratica costosa, quando il paziente risponde pienamente alla terapia desensibilizzante con la scomparsa o remissione dei sintomi, il rapporto costo-benefici è chiaramente a favore dei benefici.

 
 
 
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